lunedì 25 agosto 2008

Inganno trascendente

La preghiera (o la meditazione) è lo stato trascendente più esposto al rischio della tentazione. Quando l'intelletto si inganna intuendo che la preghiera dogmatica non esprime ciò che desidera comunicare e si abbandona pertanto ad un cammino del tutto spontaneo, non formalistico o regolarizzato, compie uno sforzo per percepire un umore vagamente devoto. Quando il tempo si prolunga, interviene la scarsa capacità di concentrazione. Quando le intenzioni sono forti e salde, allora la tentazione si fa più sottile e rivolge l'intenzione verso se stessi: così si finisce per preoccuparsi della propria mente tentando di suscitarvi sentimenti per mezzo della volontà. Così 'intenzione di ottenere perdono consente di sentirsi perdonati, l'intenzione di ottenere carità consente di sentirsi caritatevoli, l'intenzione di ottenere coraggio consente di sentirsi coraggiosi. L'inganno è quello di stimare il valore di ciascuna preghiera a seconda del successo che questa ha nel produrre il sentimento desiderato.

martedì 5 agosto 2008

Distorsioni, ossessioni e innocenza

L'intelletto, così incatenato, così legato all'espressione materiale della realtà e confuso dall'eccesso di informazioni, perde la lucidità dell'interconnessione oggettiva degli eventi creando nuovi legami e nuove sovrastrutture che affollano la mente generando pensieri sempre più distorti. Pensieri che alimentano altri pensieri fino alla paradossale crescita di vere e proprie ossessioni. L'individuo si trova solo nel suo pensiero ed il suo pensiero diviene giudizio. Il giudizio rivolto a se stessi diviene "autocelebrativo": ma questo allontana dalla "verità". il giudizio rivolto al di fuori di se diventa "critica": anche questo allontana dalla verità! Cosa succede poi quando, incontrandosi due individui, si porgono le loro critiche? In questi casi nasce la collisione che, indipendentemente dalle aberrazioni con cui si può manifestare, lascerà che i due individui ne escano convinti di essere perfettamente innocenti.

Pensieri e giudizio: immanenza

In uno scenario in cui si crede di mantenere il controllo della realtà, non percependo minimamente quanto del nostro intelletto sia annebbiato dall'eccesso di informazione sensibile, ogni azione "cosciente" assume immediatamente tutti i connotati della realtà percepibile ed ogni pensiero si immerge immediatamente nei mille pensieri che si associano alle percezioni sensibili. Per questo il livello di concentrazione medio non supera la manciata di secondi, ed ogni volta che si cerca una meditazione che sia trascendentale, la mente svolazza tra sacro e profano, tra realtà e fantasia, tra gioco e finzione. Non vi è pensiero trascendentale che non sia disturbato dalle percezioni della realtà sensibile e che in esse non naufraghi nell'inganno della critica e del giudizio. Il cammino verso un pensiero puro, scevro dal giudizio, è irto e poco praticabile se non vince la capacità di rompere le catene che trattengono l'uomo legato all'ordinario, al sensibile, al materiale: alla terra.